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Channel: Videogiochi – Cronache di un disadattato
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Massive chalice

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Massive ChaliceL’espansione del mercato dei videogiochi sta cominciando a diventare davvero un problema. Complici sistemi di autoproduzione come il crowdfunding, steam greenlight e il terribile Early Access, accoppiati con i saldi Steam, molti giocatori si ritrovano con backlog di giochi da giocare vecchi di anni, che si accumulano, accumulano, accumulano senza riuscire a giocarci mai.
Personalmente, in questo momento, ho NOVANTA (90) giochi installati sul mio PC. Nemmeno all’epoca d’oro del mio Pentium 166 ne avevo così tanti.

Per questi e altri motivi, la maggior parte dei giochi li installo, li gioco, li disinstallo e me li dimentico. Con Massive Chalice, così come tutti i giochi Double Fine, non ci son riuscito.

Ennesimo prodotto finanziato tramite Kickstarter (come l’avventura grafica Broken Age), Massive Chalice è un ibrido tra un gestionale e uno strategico a turni. La parte strategica è molto semplice e non ha molto di originale, è il classico X-Com o Heroes of might and magic.
La parte gestionale è più legata alla trama, e vede la nascita del nuovo sovrano (il giocatore) di un regno assediato inesorabilmente dalla Cadence, un inquinamento “cosciente” che genera periodicamente dei mostri che attaccano le province del regno. Un singolo tocco della Cadence o di uno dei suoi mostri è sufficiente per uccidere un normale essere umano… Non così per coloro che nascono con un legame al Massive Chalice del titolo, letteralmente un calice gigante che parla (con una voce femminile e una maschile, il che lascia immaginare una storia interessante che però purtroppo non viene mai svelata) ed è dotato di poteri mistici e curativi, di fatto l’unica arma contro l’avanzare della Cadence.
È attraverso il calice che possiamo controllare gli eroi armonizzati con esso e sconfiggere i nemici.

C’è un piccolo dettaglio: per raccogliere le energie necessarie a debellare la Cadence una volta per tutte, il calice ha bisogno di 300 anni.
La vita media, in questo regno, è di circa 60 anni.
Il che significa che la parte gestionale consiste nel trovare le famiglie armonizzate con il calice che sono più potenti, e preservarle nel corso degli anni, tramandando di parente in parente le loro caratteristiche.
Insomma, la meccanica dell’eredità che ha fatto il successo della serie Crusaders Kings, solo molto più semplice, e con un conto alla rovescia.

Oltre alle statistiche spicciole, ci sono i Tratti e la Personalità da tenere in considerazione quando si scelgono i personaggi da far riprodurre: malaticci, deboli, lenti, stupidi, miopi, ubriaconi… I personaggi nascono ognuno con dei difetti che dipendono dai genitori e dagli allenatori con i quali passano il tempo della loro vita. Isolare i personaggi migliori non è facile, e quando si riesce ad avere il personaggio perfetto, cosa che a me è avvenuta solo una volta in una partita di più di 30 ore, sono grandi soddisfazioni.

Le classi di partenza sono tre: Caberjack, il classico guerriero che stavolta è attrezzato con un enorme ariete di legno, arma-simbolo del gioco; Alchimist, degli ibridi melee/ranged AoE; Hunter, il classico glass cannon, un arciere stealth.
Incrociare i genitori, però, genera figli con classi ibride: lo Shadowjack, un guerriero stealth che si ottiene incrociando un Caberjack con un Hunter; il Brewtalist, incrocio tra Alchemist e Caberjack; il Boomstriker, un Hunter che acquisisce le abilità AoE dell’Alchimista, e così via, per un totale di 6 nuove classi.
Questo aggiunge ancor più divertimento nella gestione dei propri eroi.

Durante la gestione del regno avverranno anche eventi casuali che possono generare cambiamenti anche significativi all’interno del reame (aumento o diminuizione della Cadence, rinvenimento di reliquie importanti che poi diventano armi speciali da livellare e che passano in eredità da un eroe al successivo, situazioni particolari che potenziano o indeboliscono gli eroi, eccetera…)

I nemici sono un altra cosa degna di nota del gioco. Sono sostanzialmente dei vegetali senzienti corrotti, per cui si parte dal classico Seed che è debole e poco preciso, ma fa forza sul numero e sul life leech; i Ruptures, classici nemici kamikaze; i Bulwark, noiosissimi carciofi con le gambe che attaccano da lontano e, appena colpiti, generano una protezione che riduce a 1 qualsiasi danno subito per tutto il turno in corso; fino ad arrivare a piccoli gioiellini di game design, come le Lapses, che fanno perdere punti esperienza con ogni attacco; i Twitcher, dei gigantoni che si scambiano di posto con un’eroe, e i Wrinklers, nemici legatissimi all’ambientazione, che fanno generalmente pochi danni, ma invecchiano il loro bersaglio (fino a farlo letteralmente morire di vecchiaia durante il combattimento!)

Ora, anche solo rileggendo la recensione, capisco che non emerge specificatamente il motivo per cui questo gioco è così divertente. Sembra l’ennesimo clone di altri giochi.
Beh, è così un po’ per tutti i giochi Double Fine. Piccole gemme di nicchia, che quasi mai fanno il botto (a parte forse Psychonauts), ma che hanno sempre qualcosa di unico e inimitabile a livello di atmosfera, e che ti fa sempre ripensare a loro con affetto e nostalgia.
Per Massive Chalice posso senz’altro dire che la musica ha svolto il suo compito in maniera davvero notevole. Musiche bellissime che colgono in pieno sia l’ambientazione fantasy/medievale sia l’atmosfera dolce-amara.


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