È oggettivamente una bella serie. A me personalmente è piaciuta con diverse riserve.
L’avessi vista cinque anni fa probabilmente me ne sarei innamorato, ora gli antieroi esistenzialisti e nichilisti non mi danno più le stesse soddisfazioni che mi davano quando leggevo Moore per la prima volta (è ormai confermato che True Detective è tristemente un’opera derivativa copiata a mani basse dal lavoro di Thomas Ligotti, e la frase finale sulle stelle è presa pari pari da Top Ten di Alan Moore).
Recitazione eccezionale, è incredibile come Mchahghnchahghchy abbia cominciato a essere un bravo attore tutto insieme, chissà cosa gli è preso.
Regia buona (premiata ieri con un Emmy), con delle ingenuità e alcune scelte opinabili. Il famoso piano sequenza non è ‘sta cosa incredibile che tutti hanno voluto far credere.
Fronte scrittura: dialoghi ottimi, buona struttura narrativa. Personalmente mi pare che collassi alla penultima puntata: laddove dovrebbe ingranare la quarta e portare la vicenda nel terzo atto della trama orizzontale, invece tira il freno a mano e si mette a raccontare il presente dei personaggi. Non era il momento giusto, potevano sfruttare la frammentazione temporale che hanno usato per tutte le precedenti puntate e lasciare più azione anche nella #7.
Insomma, bella serie, senz’altro una spanna sopra la maggior parte delle altre, ma non è il miracolo che si è voluto far credere. Peaky Blinders mi è piaciuta di più.
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Player One mi ha fatto lo stesso effetto dei libri centrali di Harry Potter: semplicemente non potevo smettere di leggere.
Arrivati a poco prima di metà, bisogna necessariamente finirlo.
Erano anni che non mi succedeva e mi sono divertito, in ogni caso Ernest Cline è lontano dall’essere definito un grande scrittore, esattamente come la Rowlings, e questo libro è pieno di facilonerie, erroretti, ingenuità, ridondanze, prolissità eccetera, proprio come gli Harry Potter.
Punta ovviamente tutto sull’effetto nostalgia dell’attuale generazione che lavora, paga e produce, e ci riesce in pieno perché coglie esattamente gli stati d’animo adolescenziali di un nerd nato negli anni ’70/’80.
Butta l’esca e poi ti cattura con una trama semplicissima, prevedibile, ma avvincente.
Il merito più grande è forse l’equilibrio che è riuscito incredibilmente a ottenere tra infodump per i profani e gergo nerd. Penso che questo libro possa essere letto da chiunque – anche da chi è sprovvisto di cultura pop – a patto che riesca a sopravvivere al primo centinaio di pagine.
Bravo Cline: sei furbo, ma apprezzabile.
Nota a margine: è il primo libro che abbia letto sul mio nuovo Kindle Paperlight. Acquisto consigliatissimo, è un prodotto formidabile. Come unica recensione dico solo che mia madre se ne è appropriata e ho dovuto rubarglielo di nascosto per leggere Player One. Lei ci ha già letto tre o quattro libri; un altro po’ e avremo già ripreso i soldi dell’acquisto. Spettacolo.
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Atmosfera esagerata, classi incredibilmente bilanciate, e la genialità di avere una squadra esclusivamente melee e l’altra ranged.
Inoltre, sarà che è una closed beta, sarà che forse il brand di Soul Reaver attira giocatori maturi, sarà che è un 4vs4, ma al momento è il paradiso dell’online.
Comunità giocosa e simpatica, gioco di squadra, voglia di divertirsi… Mai visto niente di simile. Vabbè che non sono un grande giocatore online, ma tant’è.
Bella sorpresa!